17.10.07

Con mio padre a Tokyo


Nel 1968 accompagnai mio padre in quello che fu il suo primo viaggio in Giappone, in occasione di un grande convegno internazionale sul design che si teneva in parte a Tokyo e in parte a Kyoto. Per mio padre quel viaggio fu il primo di una lunga serie, che lo vide interagire per molti anni ancora con numerose istituzioni giapponesi dedicate all'arte, al design e all'educazione creativa dei bambini, dove ha lasciato le profonde e numerose tracce che ancor oggi stiamo onorando. Anche per me fu il primo di una lunga serie di viaggi, nel corso dei quali ho potuto approfondire le affascinanti culture che animano l'estremo oriente, dallo Zen giapponese al Grande Veicolo del Sud-Est asiatico, dalla tradizione Vedica indiana alle millenarie saggezze cinesi.
Quel viaggio fu un'esperienza indimenticabile di profonda condivisione di mille emozioni, grandi e piccole, suscitate dall'incontro reale con quel mondo sino allora soltanto immaginato da lontano. L'emozione di sentirsi così piccoli in una megalopoli che si sviluppa su più piani sovrapposti, attraversati da fiumi veloci di milioni di macchine colorate, ma puntuata qua e là dai tetti rossi e dorati degli antichi templi. La sorpresa di scoprirsi improvvisamente analfabeti, di fronte a tutte quelle scritture per noi indecifrabili, che rendevano vano ogni tentativo di affidarsi alla metropolitana o ad altro mezzo pubblico. Lo stupore di scoprire che i segni e i segnali abituali dell'arredo urbano, apparantemente simili a quelli delle nostre città, acquisivano inaspettatamente altri significati, come ad esempio i numeri civici che seguono l'ordine di costruzione degli edifici e non l'ordine di collocazione nella strada, o ancora il semaforo pedonale che dà il via a tutte le direzioni contemporaneamente. La grande emozione di trovarsi nel tempio di Roanji, davanti a quel giardino tante volte visto in fotografia, e che ora ci appariva nelle sue reali dimensioni, sorprendentemente piccole. O ancora il piacere di camminare scalzi sui pavimenti di legno lucidissimo e caldo dei sacri templi, di riconoscere le infinite nuances di tanti incensi profumati, di assaporare l'odore di muschio delle case tradizionali di Kyoto. Ma soprattutto, per mio padre, l'emozione di scoprire in un mondo così lontano, così tante e profonde affinità con i suoi pensieri e le sue ricerche.

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